Dopo mesi di latitanza, il buon Aìgor (come direbbe il Dottor FrankenstIn) torna a farsi vivo e quindi quale migliore occasione per testare questa osteria tanto decantata dal buon Sabbia?
Benissimo.
Ritrovo alle 19.40 ad Idice con altri due bischeri, e via alla volta di Maggio, piccola concentrazione di case subito dopo Ozzano dell'Emilia, in direzione Imola.
Appena raggiunto l'inizio del paese, si prende a destra per via San Pietro e nel giro di pochi minuti arriviamo nel borghetto medioevale dove ha la sede l'omonima trattoria.
Il panorama è di tutto rispetto. Siamo infatti sulle prime colline che si affacciano su Bologna e la vista è splendida.
Il ristorante è composto da un'unica sala ad "L", che avrà sì e no 50 coperti.
Appena entrati veniamo fatti accomodare in un tavolo da 4.
Solo altre 5 persone stanno cenando, ma sono le 20.15.
Dopo un'ora e mezza il ristorante sarà pieno imballato.
La sala è piacevolmente rustica, con travi nel soffitto e pareti piene di strumenti contadini di un tempo.
Una gentile ragazza ci spiega che la loro cucina propone solo ed esclusivamente piatti tipici della tradizione bolognese, quindi pasta fatta in casa dalla sfoglina, crescentine, tigelle e grigliata di carne.
Decidiamo quindi tutti e quattro per un bis: tagliatelle verdi all'ortica con formaggio di fossa e tortelloni di ricotta con funghi porcini.
Ad accompagnare il tutto, acqua con e senza bolle ed un cabernet sauvignon della Corte d'Aibo (anche i vini sono solo dell'Emilia Romagna).
2 pirofile con la pasta, quantità giuste, qualità ottima.
Le tagliatelle sono eccellenti, spesse, rugose, con un'ottima consistenza, buono il formaggio di fossa.
Ottimi i tortelloni, con un ripieno di ricotta buonissima.
Finiti i primi, decidiamo, per provare un po' tutto, di fare due grigliate e due crescentine.
Le crescentine sono rettangolari, di medie dimensioni, grosse e piene, molto morbide. Il sapore è decisamente buono.
Vengono servite con un piatto di squaquerone, un vassoio di salumi misti di buona qualità , dei sottaceti.
La grigliata invece è composta da salsiccia, pancetta, costoline e castrato.
Buona anche questa.
Di contorno, un vassoio di verdure grigliate (cipolle, peperoni e pomodori gratè).
Facciamo altri due giri di crescentine ed un vassoio di solo prosciutto crudo (ottimo, dolce e morbido).
Finito il vino, passiamo ad un lambrusco l'Acino di Corte Manzini.
Finiamo tutto ma con una certa fatica.
La qualità di ogni piatto è buona, le quantità abbondanti (e noi stasera abbiamo molta fame ).
Passiamo ai dolci, quindi prendiamo tre fiordilatte (grandissimi) ed un salame di cioccolato (4 fette), anche questi molto buoni.
Chiediamo tre caffè per concludere l'ottima cena.
Purtroppo l'altro ragazzo (e probabilmente titolare) che è in sala a servire si dimentica l'ordinazione e dopo 20 minuti (noi ci stiamo raccontando di tutto ed il tempo passa senza accorgersene) facciamo presente la cosa.
Dopo altri 10 minuti ecco finalmente arrivare la moka (qui lo fanno ancora così, e tutto sommato ci sta). Tre caffè, 2 grappe di chardonnay ed un nocino.
Finiamo le nostre chiacchiere e decidiamo di togliere il disturbo.
Quindi Aìgor chiede il conto al ragazzo (e qui ci sarà il motivo per cui mi limito ad un solo capello per un locale che ne vale altrimenti 4 pieni).
Dopo qualche minuto ci viene portata la ricevuta: 147,90 euro totali, poco meno di 37 € a testa, che per quel che abbiamo mangiato (tanto) e per la qualità (buona) ci stanno tutti.
Raccogliamo 150 euro e li diamo al ragazzo dopo aver fatto un cenno più di una volta.
Sparisce in cucina e per 15 minuti non si fa più vedere.
Dopo di che eccolo saltare fuori, portare una ricevuta al tavolo vicino, guardarci e fare finta di niente, nonostante noi lo stiamo fissando, anche se non diciamo nulla.
Torna dopo poco, ma fa ancora finta di niente.
Sta di fatto che dopo un po' ce ne andiamo.
Non è per i due euro, ci mancherebbe.
Sicuramente li avremmo lasciati come mancia per la gentilezza della cameriera, però quest'atteggiamento ci ha indisposto.
Visto che non c'è una cassa, ma si paga a tavola, se c'è del resto dovuto, anche di un centesimo, lo si porta subito, a meno che non sia il cliente a dire che non importa.
Poi magari l'ha fatto in buona fede e si è solo dimenticato (come era successo con i caffè), però è un errore imperdonabile.
Peccato davvero, perchè l'ambiente è piacevole e la cucina genuina e di qualità .
Poteva andare meglio..
[ *utente bannato*]
30/03/2009