Pranzo domenicale di inizio estate, più giornata primaverile in verità, perché è uno dei primi giorni di pieno sole dopo alcuni giorni di pioggia e clima autunnale. La valle è lussureggiante, sugli alberi di amarene punteggiano rosso sangue i frutti, il sole è limpido.
Fortunatamente troviamo l’ultimo posteggio libero, e per di più all’ombra della torre campanaria che è proprio di fronte all’ingresso della trattoria.
Il locale è in sasso, con finestre piccole, tipiche montanare. Un paio di gradini in discesa portano alla trattoria, due piccoli vani in tutto, con rivestimento di perlinato in abete a metà parete, un frigorifero con esposti i dolci e il banco bar sulla destra appena si entra. Poco altro, non ci si lascia andare a nessun orpello che non sia di qualche utilità, anche perché lo spazio è molto ridotto e non si può sprecare.
Abbiamo prenotato per cinque più un seggiolino per neonato, che troviamo già montato al tavolo e che dimostra un lungo, lunghissimo uso: io se fossi nei gestori, visto il costo ridotto, lo sostituirei. Tovagliato in stoffa, un solo bicchiere per acqua e vino, cestino col pane e formaggera già in tavola.
Dopo poco che ci eravamo accomodati arriva una signora a prendere le ordinazioni, dopo 10 minuti stavamo mangiando.
Ordiniamo 2 tortellini in brodo (6 euro ciascuno), 1 tortelloni ricotta e spinaci con burro e salvia (6 euro), 1 gramigna con salsiccia e panna (5,50 €), come secondi una grigliata mista (8,50 €) con contorno di funghi trifolati (3 euro), tigelle (0,50 l’una) con lardo (0,80) e affettati per due persone (7 euro). La grigliata, ordinata da un commensale che non mangiava il primo, arriva giustamente insieme ai primi, di modo che tutti abbiamo pranzato insieme.
I miei tortellini non erano un granché, piccolini, con pasta sicuramente fatta in casa, ma scarsissimi in ripieno, che per giunta era anche insapore (non si sentiva né il gusto del parmigiano, né del prosciutto o della noce moscata), per cui sembrava di mangiare della pasta all’uovo in brodo (non particolarmente saporito) e non dei tortellini: bocciati, anche dall’altra persona che li aveva presi. I tortelli verdi a detta di chi li ha mangiati erano buoni. La gramigna, che ho avuto modo di assaggiare, era cotta al punto giusto, pur essendo la pasta non artigianale; viene portata in tavola scondita con il sugo sopra (quindi una montagnina di pasta ricoperta di sugo di salsiccia e sopra ancora panna) per cui è compito del commensale girarla per condirla, con un risultato certamente peggiore che se fosse stata saltata un attimo in padella per amalgamare i sughi alla pasta. Nel complesso il piatto era buono.
La grigliata era composta da una fettina veramente microscopica di manzo, una braciola di maiale (cotta un pelo poco), una salsiccia ed una fetta di pancetta arrotolata: chi l’ha mangiata non si è dichiarato entusiasta né per la qualità della carne né per la cottura, sufficiente. I funghi arrivano in un piattino ovale, in porzione abbondante ma con sugo in rosso, col pomodoro, quindi più in umido che trifolati, abbastanza buoni.
Ecco poi arrivare le tigelle, una decina, con un vassoio di salumi abbondante al punto che quasi metà tornerà in cucina, contenente prosciutto crudo (abbastanza magro), coppa, salame; i salumi erano ordinari, niente di eccellente. Ottimo invece a mio parere il lardo, bello agliato e gustoso, che nella crescentina calda bollente si fondeva in un abbraccio d’amore con il parmigiano reggiano. Le tigelle valgono la visita al ristorante, che è famoso proprio per questo motivo. Croccanti fuori, alte, morbide dentro, con un po’ troppa mollica all’interno a dire il vero, ma togliendone un pochino prima di farcirle a mio gusto sono squisite.
Ormai sazi ordiniamo 2 sorbetti al limone ed una crema catalana (allo stesso prezzo di 2,50 € l’un l’altro), servita nel pentolino di terracotta, bollente, con la crosticina croccante e un buon gusto di latte, con sentore di limone.
Quattro caffè, nella norma. Da bere ordiniamo due bottiglie di acqua naturale ed un litro di prosecco in caraffa (costo 7,50), non eccezionale ma bello fresco, leggero, andava giù che era un piacere. Da notare che al posto dell’acqua in bottiglia arrivano due caraffe, che non sapremo se è di fonte, se trattata nel locale o altro, ma che viene venduta al prezzo di 1,30 euro al litro, come se fosse in bottiglia, o giù di lì (mah!).
In totale, per un pranzo con 4 primi, 1 secondo con contorno, 10 tigelle con affettati e lardo per due persone, 3 dolci e 4 caffè + bevande, abbiamo speso 76,90 euro. Nel prezzo procapite mi sento che sia più aderente al vero dividere il totale per 4, anzi che per 5.
I bagni si presentano microscopici, in linea con le dimensioni del locale, al punto che una persona in sovrappeso farebbe fatica ad entrarvi, ma puliti.
La gita merita certamente per le crescentine, che mi sento di consigliare vivamente, le restanti portate le ritengo nella norma, ma con alti e bassi a seconda dei piatti: nel complesso 3 cappelli.
Consigliato!
[carolingio]
23/06/2011